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Yogurt di soia

Lo yogurt è una prelibatezza che mi concedo ogni giorno, il latte fermentato difatti ha una serie di caratteristiche che oltre a renderlo buono, lo rendono particolarmente sano; nel ciclo vitale che si svolge all’interno del latte durante la fermentazione, le colonie di fermenti pre-digeriscono le proteine, rendendole basiche e non acide come la maggior parte delle proteine, vegetali comprese, già questo lo rende un alimento prezioso, per quanto riguarda invece i fermenti sembra che nessuno riesca ad arrivare vivo nell’intestino, di conseguenza l’effetto benefico su di esso dovrebbe essere dovuto esclusivamente all’acido lattico prodotto dai fermenti, secondo alcune fonti inoltre lo yogurt, essendo prodotto da batteri, è anche una fonte di vitamina b12.

Francamente non ho modo di verificare queste informazioni anche perché me lo produco da me con una colonia di fermenti e non ho tabelle nutrizionali, posso dire però che ha un immediato effetto rilassante, l’intestino è un secondo cervello e dopo un bicchiere di yogurt tende ad essere ottimista, inoltre il suo sapore acidulo, frizzante e cremoso è davvero unico, dimentica il sapore dello yogurt moribondo che si trova sugli scaffali di un supermercato, non dura oltre una settimana in realtà! Grazie ad esso il mio apparato digerente ha passato completamente indenne una pesante cura antibiotica, senza nemmeno una fiala di fermenti.

Certo, un consumo quotidiano di latte non è un’abitudine sana, per diverse ragioni, ma lo yogurt, con i fermenti che puoi vedere in foto, può essere anche prodotto con il latte di soia, è buono, cremoso e digeribile per chiunque.

Ingredienti:

1l di latte di soia non addizionato, soprattutto SENZA SALE (il sale uccide i batteri…)

un cucchiaio di malto d’orzo

fermenti lattici vivi

Procedimento:

Semplice, decisamente. I fermenti, che ci si può procurare tramite passaparola perché con la fermentazione si riproducono, vanno prima di tutto ben sciacquati in un colino, poi messi in un barattolo abbastanza capiente, dove si andrà ad aggiungere 1l di latte di soia, un cucchiaio di malto d’orzo e si mescola bene. Il malto non è un aroma, il suo gusto scompare del tutto al termine della fermentazione, esso serve come cibo per i fermenti, va bene qualsiasi zucchero come anche il miele anche se ho notato che il malto è particolarmente adatto, la fermentazione non è eccessiva né debole (il latte animale è già zuccherato tramite il lattosio). Il barattolo, chiuso, va messo in un luogo buio in casa, in un posto dove non ci siano eccessivi sbalzi di temperatura, dopo 24 ore lo yogurt è pronto. Per dividere i fermenti dallo yogurt basta scolarlo tramite un colino in un altro barattolo, i fermenti vanno poi sciacquati sotto l’acqua corrente accuratamente e riposti in frigo in un barattolo con dell’acqua.

 Nella soia la riproduzione dei fermenti è lenta rispetto al latte vaccino, se si vuole aumentare la quantità di fermenti consiglio una fermentazione quotidiana, io per esempio li faccio fermentare solo una volta alla settimana e la mia “popolazione” resta stabile. Possono essere conservati a lungo in frigo, passando il tempo però diminuiscono di numero.

Il Baffetto

Il Latte animale, il baffetto che lascia sulla bocca dei bambini delle pubblicità, la dolcezza struggente di una mucca al pascolo, la tenerezza di un uomo “duro” che si beve un bel bicchiere di latte, il latte con il miele che pare sia una panacea contro ogni raffreddore, il latte vitaminizzato, il latte arricchito di fibre, di acidi, ma anche, il latte+ di Arancia Meccanica, l’intolleranza al lattosio, la sofferenza fisica e psicologica (sì, psicologica!) della mucca, e gli ormoni e i pesticidi ed il pus (sì, il pus!) e…il latte.

Sono nato, come fanno i mammiferi, con il latte di mia madre, sono cresciuto, come fanno gli umani ultimamente, con il latte di madri di altre specie, e ne ho consumato veramente tanto, sino alla mia prima presa di coscienza alimentare: ma cos’è il latte?

Questo liquido bianco, che ogni specie produce per le necessità della sua prole, ha come unico scopo quello di radicare a terra un’anima appena incarnata, è leggera e pronta a riprendere il volo, ma il latte con la sua forza materialistica la ferma e la rende un bambino, ci pensi a quale magnifico potere debba avere in sè del latte per fare tutto questo? La vita però, adulta, matura, è un processo inverso, è un guardare verso il Sole, è elevarsi verso il cielo, il latte ha in sè le voglie dell’infanzia, il bisogno di protezione che un adulto dovrebbe essere pronto a donare perchè ci sia l’ambiente per una nuova generazione, lo stesso dicasi dei processi interiori che sono identici a quelli esteriori, il latte non può lasciare spazio al cambiamento ed alla genesi di nuovi pensieri, il latte è indubbiamente il maggior caso di “fissità alimentare” se pensi alla prima colazione, in nessun altro pasto accetteresti ogni giorno della tua vita lo stesso ingrediente. Oltre che il latte, parlando di biochimica, fa male, e qui puoi trovare dei dati scritti da persone più esperte: http://www.infolatte.it/.

Ho sperimentato su me stesso gli effetti di una progressiva riduzione del latte, i primissimi benefici sono sulla digestione, ma anche i dolori ossei cronici ne traggono beneficio, nonchè il senso del gusto che, non più drogato ogni mattina, ritorna in breve capace di apprezzare sapori meno grassi e meno dolci.
Non credo nelle rivoluzioni, io non sono in grado di sopportarne il dolore, per questo cerco delle evoluzioni, che si sostanziano di piccoli passi, da provare giorno per giorno.

L’immagine che è inserita qui è un quadro, che ho scoperto durante la scrittura di questo post, di Abildgaard, e ritrae la vacca Audhumla nell’atto di allattare Ymir, il gigante primordiale e titanico sconfitto dagli Dei di Asgard, mi è piaciuto molto. A sua volta la vacca, leccando la roccia, dà origine al primo uomo

Ma, cos’è il dolore?

Il dolore, ha una genesi complessa, può nascere nel cuore inteso come sede emotiva, o può nascere nel cuore inteso come fascio di tessuti, sta di fatto che un pensiero fuori controllo può soffocarlo, e se smette di battere non c’è più modo di pensare.

Ma, cos’è la malattia, cos’è il dolore? La definizione in realtà è semplice, volendo scendere o salire presso le cause prime nonché ultime: il dolore è un’acidosi.
Il ph acido, nello stomaco, in una carcassa di animale, rappresenta il momento in cui agisce la trasformazione della materia vitale tramite la sua distruzione e successiva ricostruzione, alcune creature come i batteri sono le più coinvolte e creano un ambiente acido attorno a sè per prosperare, come ad esempio fanno quando creano lo yogurt.
In quel momento ciò che era vivo muore, ma solo per tornare ad essere vivo in un’altra forma, acidosi è anche il mal di testa, un dolore alle ossa, acidosi è la febbre che sale quando un corpo soggetto ad essa viene colonizzato da batteri in quel caso dannosi ma non cattivi, essi fanno ciò che fanno i batteri, eliminano tessuti morenti.

Quante volte sono invece le situazioni vitali, i periodi, le scelte, a morire sotto gli occhi di chi le svolge, e proprio allora anche quel sistema chiamato immunitario crolla sotto i colpi urgenti di una trasformazione che è sempre più acida tanto più la si rifiuta, a fronte di capacità alcalinizzanti ridotte magari da un’alimentazione poco consapevole.

Io, imparo da ciò che mangio, come la carne o il latte provocano forti acidosi e quindi grandi danni mentre un frutto provoca una lieve acidosi perché contiene in sé anche gli elementi di contrasto a questo processo, così imparo qual è l’unica difesa, l’accettazione costante dei mutamenti, giorno dopo giorno.